Come tutti i ragazzini, fin da piccolo, cominciò con il gioco del pallone fin quasi ai 20 anni. Giocò nella squadra dell’oratorio e in quella giovanile della “Virtus” di None allenata da Natale Viotti, un personaggio storico e carismatico, rimasto nella memoria storica, associativa, nonché politica della comunità nonese. Giocò anche in una delle tante squadre dell’Istituto Tecnico Industriale “Edoardo Agnelli” di Torino che frequentava in quella seconda metà degli anni ’60. Nel calcio però, non dimostrò particolari capacità. Più che altro, era di grande aiuto perchè correva come un disperato su e giù per il campo per tutta la partita e lo si ritrovava in attacco, in difesa, a centrocampo; era dappertutto insomma, a dar manforte. Erano i sintomi, a ben pensarci, di quel talento naturale di resistenza alla fatica fisica che lo avrebbe portato a grandi traguardi sportivi in discipline anche diverse.
Ebbe approcci con una moltitudine di discipline sportive come nuoto, tuffi, karate, tennis, judo, e quasi tutte le specialità dell’atletica, alcune nella squadra del “CUS-TORINO” (Centro Universitario Sportivo) ai tempi del mitico Primo Nebiolo. Frequentò per questo lo “Stadio FIAT” e lo “Stadio di Atletica” della Città di Torino , ora demolito e che si trovava adiacente all’attuale “Stadio Olimpico”, oggi sede delle partite del “TORINO-calcio” (nonché del prestigioso “Istituto di Medicina dello Sport”- IMSTO, Centro di eccellenza Federale a livello internazionale per lo studio e la ricerca in Medicina dello Sport che ivi nacque verso metà anni ’60 ad opera di un grande scienziato dello sport, il prof. Vittorio Wyss e che Michele ebbe l’onore di conoscere ed apprezzare). Ma poi ancora altre specialità come il pattinaggio su ghiaccio (artistico e velocità), lo sci (di fondo e discesa), pugilato, ciclismo, ginnastica, ecc……..
Nella quasi totalità delle discipline avvicinate dimostrò una scarsa attitudine, ed in alcune di loro si autodefinì “una vera fetecchia”. In quattro discipline, invece, per stessa ammissione dei suoi maestri, preparatori, allenatori e medici sportivi, dimostrò capacità assolutamente fuori dal comune.
LE ECCELLENZE
Ginnastica
A metà anni ’60, ancora quattordicenne, si avvicina alla disciplina della ginnastica e, dopo essersi rivelato assolutamente mediocre nelle specialità del “corpo libero” e del “cavallo”, si avvicina a quelle degli “anelli” e delle “parallele asimmetriche” dimostrando da subito capacità eccezionali. Infatti, dopo pochi allenamenti in palestra, la squadra dell’istituto “E.Agnelli” di Torino, allenata da un grande maestro di sport (il salesiano don Oscar Barbini ) lo presenta ai Campionati Italiani di categoria. E’ subito in gara per il primo premio. A seguito di un esercizio libero con un alto coefficiente di difficoltà eseguito alla grande, sembra avere in mano il titolo senza problemi. Con una vera e propria decisione-porcata della Giuria gli viene sottratto il titolo poi assegnato a un concorrente addirittura incappato in una caduta rovinosa dalle parallele (durante una verticale) nell’esecuzione di un esercizio con basso coefficiente di difficoltà.
Una decisione vergognosa che scatena l’ira di Michele il quale, saltando sul tavolo della Giuria aggredisce i giudici stessi. Tutto ciò gli costerà una squalifica a vita. Squalifica poi revocata dopo sei mesi (e per contro la squalifica invece della giuria stessa). Ma ormai Michele, adesso Campione Italiano, aveva già cambiato sport.
Pugilato
Pungolato da un amico nonese e da un parente che praticavano la boxe, Michele si avvicina a questa disciplina. Si allena con grande impegno in palestra ma non vuole fare incontri; è una questione di mentalità.
Il suo allenatore, il M° Trombetta, ( allenatore di livello nazionale e oltre ), intravede grandi numeri, e, con un trabocchetto, gli organizza un incontro durante una riunione estiva nel campo sportivo del comune di Santena (TO). Il trappolone consiste nello spacciargli per un incontro di esibizione (nel quale i pugili non si menano per davvero, non affondano i colpi, ma è puramente a scopo didattico) un incontro vero con il campione regionale della categoria “novizi” alla quale Michele ora quindicenne appartiene. Lui accetta ed invita gli amici del paese e i suoi compagni studenti di Torino convinto di fare un po’ lo “sborone” con poca spesa e si ritrova invece, a prendersi un fracco di legnate senza reagire, perchè proprio non gli riesce, mentalmente, di picchiare qualcuno, così, senza un perchè. Così, per due riprese e mezza su tre (e due atterramenti) le busca solamente senza reagire. Sul finale però si arrabbia, visto che l’avversario lo picchia comunque senza pietà e decide quindi la reazione. Si trasforma in una specie di rissa, e, aprendosi la strada con un diretto sinistro al volto doppiato da un montante destro alla punta del mento lo stende per il conto totale. Michele vince così l’incontro per k.o. mandando l’avversario nel mondo dei sogni per alcuni minuti. Saranno minuti lunghissimi durante i quali l’avversario non sembra riprendersi neanche con l’intervento del medico prontamente accorso. Aleggia una paura generale, che, come dirà più tardi Michele, crea in lui un pensiero, una specie di voto al Padreterno. Più o meno: “se lo fai rialzare giuro che appenderò i guantoni al chiodo!”. Fortunatamente, dopo minuti di grande apprensione, l’avversario in qualche modo rinvenne e si rialzò e Michele mantenne il voto. Al maestro che gli prospettava futuri grandi successi, in quanto aveva visto ciò che voleva sapere (estrema velocità, pugno da k.o., capacità di incassare anche le bastonate, ecc…) replicava ringraziandolo per la fiducia ma ribadendo che quello era stato il suo primo ma anche ultimo incontro della sua vita, incassando anche, tra l’altro, il plauso (forse interessato?..) del suo avversario. Nella sua testa Michele non realizzava e non accettava il fatto che due persone potessero, senza neanche il pretesto di un bisticcio tra di loro, scambiarsi un sacco di botte solamente così, tanto per far godere qualcuno che ha pagato. Per Michele è violenza gratuita; non è uno sport. Non per mancanza di pugno quindi ( anzi..!!.), ma per mancanza di mentalità, Michele, adesso Campione Regionale, si allontana definitivamente da questa disciplina sportiva.
Podismo
Alcuni amici e compagni di scuola dell’istituto “E.Agnelli” di Torino che praticano atletica, podismo, tra i quali il candiolese Michele Castellano (promettente atleta del “CUS-Torino” nelle specialità degli “ostacoli” e del “mezzofondo”) e un altro grande amico nonché futuro “main-sponsor” delle sue gare iridate, Guido Caudera (“Bocce Caudera Campioni del Mondo”/Torino ) lo coinvolgono. E qui scopre un’altra sua grande predisposizione. In breve, in pochi mesi, diventa Campione regionale di “cross” e conquista Campionato e Record Italiano “allievi” dei ”2000 mt. su pista.”
Entra nella “Nazionale juniores” di atletica e in una delle più titolate società italiane: il “CUS-Torino”. Michele, però, al mezzofondo preferisce il gran fondo, sopratutto le maratone. Si cimenta tra l’altro, più volte in quella che all’epoca era la più lunga corsa podistica del mondo (e valevole come prova unica di campionato mondiale di corsa su strada) e cioè la supermaratona “Torino-St.Vincent” di oltre 100 km, battagliando, nonostante la giovanissima età ,fianco a fianco dei più forti specialisti italiani (Minelle, Liberini, Montersino, Cavallo…) e stranieri (Shorter, Wolde, ecc…) del momento. Sempre seguito da vicino nelle sue performance sportive dal Cav. Angelo Bono, lo zio materno, suo grande tifoso, ed in gioventù, ottimo corridore ciclista dilettante su strada.
Grande promessa dell’atletica italiana, Michele incappa però in un brutto male che, tra l’altro, lo terrà lontano da ogni sport e non solo, per circa 15 anni. In questi anni verrà anche sottoposto a due delicatissimi interventi chirurgici (con arresto cardiaco sotto i ferri) dei quali, solamente il secondo (1983) risolutivo.